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Rozzilla

[Sardegna - Oschiri ] Long Ray Recon 2009 - Pandemia - 48h

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I FRATELLI DELLA COSTA PRESENTANO

 

LONG RAY RECON 2009

 

PANDEMIA

 

locandinalrr09.JPG

 

23-25 ottobre 2009 - 48h effettive di recon in ZO

 

 

INTERDIZIONE

 

17 Rangers (Team Bravo)

1 Centuria

Gati salbeghi

Corsari

Tunnels Rats

3DS

CORESA

Zarruele (Team Bravo)

 

 

OPFOR

 

Fratelli della Costa

Amici della Costa (Armagheddon, GTTV, Legione Iblea, 17 Rangers)

 

Chi fosse interessato a leggere i Reports della Long Ray 2008 può trovarli in esclusiva qui http://lnx.fdc-airsoft.com/index.php

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Aspetto sempre qualche giorno prima di incominciare a scrivere qualsiasi cosa mi “colpisca il cuore”.

Preferisco che i pensieri e le emozioni rimangano solo ed esclusivamente nella mia testa.

Immagino, sorrido, mi emoziono.

 

E’ ormai assodato che la Long Ray sia magica.

Gli odori, i panorami, la gente che si incontra, la fatica, il sudore, le lacrime ( Questa volta ne ho viste parecchie, ma tutte di gioia!!!) sono un condimento per quello che diventa il cibo più sopraffino possa esistere.

Per me non è più Soft-Air, è un concentrato di vita, una sorta di “Festa del Paese”, ma questo paese è delle meraviglie.

Vedervi seduti tutti ai tavoli, sorridenti, come se fossimo un unico grande gruppo è stata la situazione/sensazione più bella abbia mai provato su di un campo di gioco.

 

Come AMO ripetere sempre, la notte, alzando lo sguardo al cielo guardando la stellata spettacolare di sabato mi esce in automatico la frase “ Ma in quale altro sport è così“? “.

 

La Long Ray è sacrificio.

Sacrificio di chi per 48h sta rinchiuso in un laboratorio, di chi pattuglia al freddo e sotto la pioggia Km e Km di sentieri, di chi sta fermo 2 ore di vedetta su di un terrazzino senza batter ciglio, di chi prepara da mangiare per 100 persone, di chi ha sempre una parola di conforto per tutti, di chi crolla dal sonno ma non vuole mollare, di chi ha fatto mille salti mortali con la propria famiglia per avere la totale libertà per 5 giorni, sacrificio totale, punto.

 

Long Ray vuol dire mettersi in gioco solo ed unicamente con se stessi.

Long Ray vuol dire capire i propri errori, un confronto intimo con le paure che ogni Soft Gunner ha.

E’ la massima espressione di un Soft-Air pulito, limpido, cristallino che solo una certa mentalità può assimilare.

 

Sono contento di poter dire che la Long Ray vivrà per sempre nel mio cuore.

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Roz ti quoto in tutto!!!

 

E' stata la mia prima LR e devo dire che è davvero una cosa unica che rende un unico gruppo persone che magari fino a 48 H prima non si conoscevano neppure....

 

Il sacrificio passa (l'unico rammarico è che non ho potuto essere maggiormnte d'aiuto a voi che vi siete ammazzati di fatica) ma le soddisfazioni restano....

 

MAMMA MIA CHE CIELOOOO!!!!

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Il sacrificio passa (l'unico rammarico è che non ho potuto essere maggiormnte d'aiuto a voi che vi siete ammazzati di fatica) ma le soddisfazioni restano....

 

 

hai ragione gatto, le 12 ore che hai dormito venerdì notte non sono state molto d'aiuto..... :devlish:

 

 

Scherzi a parte, ci siamo fatti un fondo enorme, ma è stato talmente gratificante che la fatica è andata in secondo piano.

 

Quoto roz in tutto, non potrei esprimere meglio le mie sensazioni.

 

 

Non vedo l'ora si ripeta qualcosa di simile

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Dal 23 al 25 ottobre si è svolta in Sardegna l’edizione 2009 della Long Ray Recon, quest’anno con un titolo particolarmente inquietante visto il periodo: PANDEMIA

 

L’antefatto era incentrato sull’evoluzione del virus aviario H5N1 in H5N2 che si stava diffondendo velocemente in tutto il mondo. Quasi la metà della popolazione mondiale è deceduta, ma fortunatamente il virus non ha effetti letali su tutti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) cerca di capire il perché, in modo da poter sviluppare un vaccino, ma i risultati non sono buoni.

 

L’unità di crisi mondiale si accorge però che in Serbia il contagio si è diffuso in maniera più esigua e che dietro questo fatto sembrerebbe esserci un progetto ben preciso di una parte del governo serbo e di alti ufficiali delle sue forze speciali. L’incarico di andare a verificare quanto ci fosse di reale in questa ipotesi, è stato affidato all’unità di crisi italiana che naturalmente ha mandato sul luogo i suoi migliori uomini: un team misto GOI / 9° RGT Col Moschin.

 

La ZO era una zona collinare sul fiume Drina, dove si pensava ci fosse un laboratorio che produceva il virus H5N2, all’interno del territorio serbo al confine con la Bosnia Erzegovina. Per la precisione le informazioni e gli OBJ che si dovevano acquisire erano all’interno di un piccolo villaggio abbandonato di nome RASTITE e nella sua zona circostante.

 

La missione dei nostri operatori era quella di acquisire il maggior numero possibile d’informazioni che potesseoro aiutare l’operato dell’OMS nella lotta contro l’H5N2.

 

Gli OBJ principali erano:

 

- individuare il laboratorio dove opera il dottor Boris Georgevich (Docente dell’Università di Belgrado e responsabile del laboratorio di Rastite).

- accedere in maniera occulta nel laboratorio ed acquisite il maggior numero d’informazioni utili possibili.

- recuperare un campione del vaccino/antidoto di H5N2

 

Gli OBJ secondari:

 

- Individuare tutte le postazioni militari a difesa del luogo e riconoscere i reparti che li presidiano

- Individuare tutti i medici e gli alti ufficiali del governo serbo coinvolti nel progetto PANDEMIA.

 

DeBrifieng Long Ray 2009

“Pandemia”

Zarruele SAT

 

l_DSCN3509.jpg

 

Gioved“ 22 Ottobre 2009 “Il viaggio”

 

Finalmente dopo un mese di attesa siamo in auto: direzione Livorno!

Il nostro team composto da 4 operatori (Six, Agno, Dani, Matrix) sono chiamati a partecipare come interdizione alla Long Ray 2009 Pandemia.

Ebbene si, finalmente abbiamo la possibilità di partecipare ad una edizione della Long Ray Recon. La tensione è alle stelle e la paura di aver dimenticato qualcosa di vitale importanza rende il tutto ancora più preoccupante, visti i mesi trascorsi a preparare e pianificare questo evento.

Nonostante tutto il viaggio trascorre tranquillo tra tentativi di stemperare la tensione con battute e risate nervose, pensando a quello che l'organizzazione ha in serbo per noi.

Una sosta all'autogrill ci permette di testare la nostra copertura cercando di comprare una rustichella utilizzando dei dinari falsi... missione fallita! La sosta ci riserba una piacevole sorpresa con l'incontro di Perry Mason, Mamma e Zio Fester; la nostra intenzione era quella di fare una foto con Perry (comandante dei Parà) acquisendo un obiettivo ancora prima di iniziare.

L'arrivo al porto ci fa rincontrare i nostri compagni Zarruele e nuove e vecchie conoscenze.

Dopo una notte insonne trascorsa tra scherzi vari dei simpaticissimi amici e rumori strani provenienti dal letto di Matrix arriviamo finalmente a destinazione, pronti per iniziare la nostra tanto attesa avventura.

 

Venerd“ 23 ottobre 2009 “Infiltrazione”

 

Un'ora di auto per spostarci dal porto al punto di infiltrazione al lago Coghinas. Una volta sul posto cominciamo la preparazione e l'ultimo controllo dell'equipaggiamento mentre il TL si sposta al briefing con l'organizzazione. I nostri obiettivi restano immutati:

 

 identificare l'edificio obiettivo laboratorio dove opera il dottore “” per recuperare l'antidoto

 verificare la presenza di alcuni comandanti di fazioni

 scoprire eventuali postazioni missilistiche o mortai che potrebbero risultare ostili nel caso di un futuro attacco in forze

 

Ci infiltriamo alle 12 sotto un incessante pioggia seguendo il più possibile la tabella di marcia decisa in fase di pianificazione:

 

 identificare un punto sicuro per allestire la cache

 sfruttare le ore di luce disponibili il venerd“ per acquisire quante più informazioni possibili

 usare la prima notte per tentare un primo avvicinamento all'obj principale continuando ad acquisire informazioni

 

Ci infiltriamo e ci muoviamo in direzione 25°E per 550 metri circa risalendo velocemente il crinale per circa 100 metri di dislivello e identifichiamo un possibile punto per la cache.

 

Dopo un lungo lavoro di cesoie svuotiamo dell'interno un grosso cespuglio e depositiamo i nostri zaini opportunamente occultati e indossiamo l'equipaggiamento “leggero”.

Il nostro prossimo passo è l'individuazione di un punto valido per allestire un POA (punto d'osservazione avanzato)

Ci portiamo sul versante Ovest della collina mantenendoci in costante copertura da possibili avvistamenti dal villaggio posto a circa 800 metri in direzione Ovest rispetto al nostro punto.

Raggiungiamo il primo punto di osservazione e puntiamo i nostri binocoli in direzione NO e concentriamo inizialmente la nostra attenzione sull'edificio identificabile sulla cartina come “Domo S'Ozzastru” .

Verifichiamo la presenza di 7 auto e 3 furgoni all'angolo SO dell'edificio nei pressi della via d'accesso che collega l'abitazione al resto del villaggio. Inoltre identifichiamo 3 persone vestite con mimetica woodland e passamontagna come una probabile ronda che percorre il sentiero di collegamento (ore 16.15).

 

Alle ore 16.20 una persona in abiti civili si muove ripetutamente dall'edificio alle macchine parcheggiate come se stesse scaricando del materiale.

 

Alle ore 16.38 la ronda raggiunge nuovamente l'edificio impiegando 20 minuti circa a percorrere il suo giro. Poco dopo un quarto elemento si aggiunge a loro e dopo aver sostato a lungo alle ore 16.52 aprono una Jeep e trafficano al suo interno.

In contemporanea notiamo la presenza di un veicolo parcheggiato davanti all'edificio posto (B), mentre una persona con mimetica scura scende la strada principale in direzione Sud.

 

Dopo queste prime osservazioni abbiamo la necessità di spostarci verso Ovest ad una quota più bassa e osserviamo la presenza fissa di un piantone davanti all'edificio ©.

Alle 17.46 sulla strada davanti a questo edificio 2 persone in woodland scendono il sentiero verso l'edificio sottostante (D) dove è parcheggiato un Defender di colore scuro con tetto bianco.

Alle 17.53 dall'edificio B escono 3 persone in woodland: due disarmante e una equipaggiata che indossa un cappello tipo jungle.

Poco dopo quest'ultimo scruta con il binocolo nella nostra direzione e altre 3 persone disarmate raggiungono gli altri 3.

Ipotiziamo che l'edificio possa essere adibito a dormitorio o zona di svago

Alle 17.58 avvistiamo finalmente il dottor “” riconoscibile dal camice bianco e dalla foto segnaletica inclusa nel book nei pressi dell'edificio (E) che esce dalla portafinestra e si affaccia al balcone per poi fare un piccolo giro sul terrazzo ed infine rientra nel laboratorio.

Il dottore è costantemente scortato da due uomini armati con indosso tute anti contaminazione di colore bianco.

Pochi minuti dopo due persone con passamontagna si soffermano nei pressi dell'edificio (E) e si fermano a parlare con la scorta del medico.

Alle 18.07 sparisce il piantone davanti all'edificio C per poi ricomparire alle 18.12; pochi minuti dopo altre due guardie lo raggiungono.

Alle 18.39 il dottore torna nel nostro campo visivo riconcedendosi una pausa passeggiando sul balcone.

Alle 18.42 si intensifica il movimento davanti all'edificio B e notiamo una luce arancione lampeggiare al suo interno. Poco dopo una jeep grigia viene parcheggiata davanti al laboratorio (E)

Alle 18.44 una ronda passa davanti all'edificio C.

Alle 18.52 si accende un'illuminazione fissa davanti all'edificio B.

 

A questo punto abbiamo deciso di abbandonare il POA a causa della scarsa visibilità e di spostarci alla cache per un pasto caldo e per riprenderci dal freddo causato dal forte vento e dall'incessante pioggia.

Dalle informazioni raccolte abbiamo ora un quadro abbastanza completo sui vari movimenti e sul numero di operatori presenti nel villaggio e soprattutto abbiamo identificato con esattezza l'edificio obiettivo (E).

 

Calata l'oscurità tentiamo un avvicinamento al villaggio spostandoci dalla cache verso Ovest scendendo il pendio per circa 110 metri di dislivello seguendo ove possibile i sentieri. Notiamo immediatamente una forte illuminazione proveniente sia dall'edificio (B) sia da quello (A) che illumina la collina che stiamo affrontando, rendendoci l'impresa ancora più difficile.

Giunti nei pressi della strada in fondo alla valle ci rendiamo conto di come questa via di avvicinamento non sia adatta a causa delle scarse possibilità di fuga e di occultamento che ci avrebbero reso troppo vulnerabili quindi decidiamo di abbandonare e di tentare una nuova via il giorno successivo con l'aiuto della luce. Rientriamo alla cache e ci concediamo qualche ora di sonno.

 

Sabato 24 ottobre 2009 “Secondo giorno”

 

Svegliatisi di buon ora e dopo una sostanziosa colazione muoviamo in direzione NNE risalendo Punta sas conzas lungo il suo sentiero principale, dopo poche centinaia di metri scegliamo però di abbandonarlo e farci strada fra la vegetazione seguendo i sentieri creati dagli animali, ci si muove con più difficoltà e spesso non è possibile camminare in piedi, ma riusciamo in questo modo ad essere sicuri di non essere avvistati da eventuali vedette presenti nel villaggio, il sentiero principale presenta infatti alcuni tratti particolarmente esposti. Giunti in corrispondenza della sella di punta sas conzas ci fermiamo qualche minuto per effettuare nuove osservazioni del villaggio che mostra già una intensa attività di pattugliamento.

 

Proseguiamo mantenendo la rotta 40°E e superato il secondo colle ci fermiamo per decidere il da farsi. Il nostro piano originario è quello di seguire il sentiero che passa sotto la linea dei 70.000V,sul versante E della valle del fiume Funtana muzzere e accedere al villaggio da nord, ma il sospetto è che sia troppo esposto, e il rischio di incontrare una pattuglia ci appare troppo alto. Dopo una breve consultazione decidiamo di tentare di seguire il letto del fiume stesso verso SW, una volta nei pressi di domo s’Ozzastru (A) e sopraggiunta l’oscurità aggirarlo da sud in maniera discreta ed accede al villaggio da E tenendo la curva di livello e arrivando direttamente in zona laboratorio (E).Purtroppo il nostro entusiasmo viene subito frenato, il letto del fiume si dimostra un groviglio impenetrabile di rovi e ci ritroviamo spiazzati dalla vegetazione sarda, molto diversa e più ‘cazzuta’ di quella a cui siamo abituati. Dopo 400m di difficoltoso avanzamento i nervi sono a pezzi, la vegetazione non accenna a variare e proseguire in questo modo è controproducente. Decidiamo un cambio di rotta e di muovere verso nord fino a raggiungere il sentiero della 70.000V come da piano originario. Giunti sotto i tralicci troviamo una brutta sorpresa: il sentiero non esiste più! E’ stato letteralmente ingoiato dai rovi e la situazione è identica a quella precedente. Ci rendiamo conto che stiamo perdendo troppo tempo e optiamo per la decisione più drastica: risaliamo il ripidissimo pendio in direzione N verso punta cisterna percorrendo nel più breve tempo possibile i 150m circa di dislivello che ci separano dalla cima. La salita è massacrante e spesso è necessario arrampicarsi su grosse rocce, mentre le nostre gambe ingurgitano curve di livello il forte sole implacabile ci rende il tutto più difficile e ci fa consumare grosse quantità di acqua. Raggiunta la cima ci rifocilliamo e rimaniamo per qualche minuto incantati dalla stupendo panorama che questi monti,abbarbicati intorno al lago Coghinas ci offrono.

 

Seguiamo la strada che percorre la cresta per circa 100 metri verso W, il nostro piano è quindi quello di aggirare la vetta vera e propria e discendere poi dal dolce pendio sul versante SW e accedere da NW al villaggio. Purtroppo non troviamo un sentiero adeguato e anche l’aggiramento della cima si dimostrerà particolarmente difficoltoso,La vegetazione è sempre più fitta e la pendenza laterale del versante N, che sulla mappa appare non esagerata, arriva invece a livelli veramente pericolosi. Dopo molto tempo perso e ‘scalate’ su un terreno estremamente friabile raggiungiamo un sentiero che fa al caso nostro, ci voltiamo e un momento di sconforto si impadronisce di noi: questo sentiero arrivava senza troppi problemi al punto in cui avevamo lasciato la strada, anche se dalla strada non risultava visibile, quanto tempo perso! Non ci perdiamo d’animo e riprendiamo la direzione SW seguendo il comodo sentiero che, purtroppo dopo poco si interrompe. Ricominciamo a farci strada nella vegetazione, grossi massi rendono difficoltosa la discesa e le ore di luce a disposizione sono sempre meno, dobbiamo sbrigarci, il nostro piano è di arrivare al villaggio al sopraggiungere dell’oscurità! Incontriamo un rudere diroccato, ci avviciniamo guardinghi e controlliamo la zona ma non sembra esserci anima viva, riprendiamo la nostra strada. La discesa è un continuo alternarsi di bosco fitto, zone ricoperte da enormi massi e sparuti tratti di vecchi sentieri in evidente abbandono, ci muoviamo molto più lentamente del previsto a causa della difficoltà di trovare passaggi puliti e spesso preferiamo seguire la via più agevole invece che attenersi tassativamente alla rotta. Dopo aver macinato molta strada incontriamo degli alberi di sughero con il tipico taglio e poco più a sud un grosso sentiero carrabile, un rapido sguardo alla cartina e… perfetto! Siamo poco sopra a Domo s’Ozzadru, finalmente in prossimità del villaggio!Oramai si è fatto buio e discendiamo lentamente il sentiero, Agno sviluppa un ottimo piano di avvicinamento al laboratorio: discendere il sentiero fino a un bivio poche centinaia di metri sopra all’edificio A, deviare verso W per circa 300 metri su un altro sentiero e incrociare una via dei 15000V che passa proprio fra Domo s’Ozzadru e il villaggio, a quel punto discendere il pendio seguendo il sentiero sottostante alla linea fino alla curva di livello desiderata e da l“ piegare nuovamente verso W arrivando dritti dritti al laboratorio del dottor “” senza dover esporsi passando dal centro del villaggio!

Scendiamo a passo leggero, servendoci dell’oscurità e ben presto scorgiamo l’edificio A. Un potente faro è puntato proprio nella nostra direzione rendendoci difficile l’avvicinamento ma non ci lasciamo scoraggiare e continuiamo. A un certo punto Agno si congela bisbiglia qualcosa, per qualche secondo non capiamo che succede finchè non scorgiamo nell’oscurità una sagoma inconfondibile: proprio da parte al sentiero una postazione missilistica composta da due grossi razzi terra-aria, sono le 22.30 circa. Ci rendiamo immediatamente conto che un obbiettivo cos“ caldo deve essere obbligatoriamente pattugliato e solo per caso non abbiamo incontrato nessuno! Decidiamo quindi di arretrare e trovata una buona posizione un centinaio di metri più a monte facciamo una sosta, ci rifocilliamo e aspettiamo che una eventuale ronda venga a controllare i missili per controllarne i movimenti, intanto con i binocoli buttiamo uno sguardo all’edificio A. La situazione è molto tranquilla intorno a Domo s’Ozzadru e non si vede nessuno. Solo alle 23.15 3 uomini si portano nei pressi di un’auto di colore chiaro e sembrano armeggiare all’interno, mentre altri 2 chiaccherano nei pressi di altri veicoli. Alle 23.35, stanchi di aspettare e non avendo individuato nessuna ronda decidiamo di scendere e continuare il nostro itinerario. Man mano che ci avviciniamo nel buio più completo all’edificio presidiato la tensione aumenta, sappiamo che un semplice errore, un minimo rumore, potrebbe attiraci addosso il finimondo. Raggiungiamo il bivio come pianificato e abbiamo una bella sorpresa, proprio in concomitanza dell’inizio del nuovo sentiero un'altra postazione missilistica fa bella mostra di sé,identica alla precedente e riportante la scritta in cirillico “”.Mentre annotiamo le informazioni necessarie il terrore incide con un brivido le nostre spine dorsali: una luce, sicuramente una pattuglia, si muove verso di noi risalendo dall’edificio A. Non perdiamo tempo e imbocchiamo il sentiero prestabilito ma..sorpresa! il sentiero dopo un paio di metri diventa una sporchissima accozzaglia di vegetazione! Non ci facciamo prendere dal panico, continuiamo nella direzione prestabilita cercando di muoverci il più velocemente possibile ma al tempo stesso di non fare rumore e quando le luci sono troppo vicine ci acquattiamo e ci congeliamo. Non ci resta che aspettare. La pattuglia deve averci sentito perché dopo aver dato un rapido sguardo al missile muove nella nostra direzione attraverso i cespugli, la tensione è altissima e il cuore batte a mille mentre manteniamo le nostre posizioni innaturali ignorando le luci che ci illuminano. Passa un minuto o forse un ora, il tempo si dilata mentre anche il nostro respiro ci sembra faccia troppo rumore e le luci della pattuglia ci cercano con insistenza, fino a fermarsi, fisse sulle nostre sagome buttate a terra. Uno di loro spara un colpo, e un altro e poi un altro verso di noi ma manteniamo la freddezza, non risponderemo e non ci esporremo finchè uno di noi non verrà colpito ma dopo poco ‘preso!’ Matrix viene raggiunto da un pallino. In un baleno portiamo i nostri fucili in puntamento e ci appendiamo disperati ai grilletti sommergendo il nemico con un pesante fuoco di saturazione, uno di loro va giù, sarà poi la volta di six e il dani venire colpiti. Agno riesce ad aggirare l’ultimo uomo rimasto e colpirlo, la pattuglia è eliminata! I nostri colpiti come da regolamento rientrano in gioco e riprendiamo frettolosamente la nostra rotta mentre rumori di motori ci fanno intendere che fra breve gran parte delle forze del villaggio si riverseranno qui. Poco dopo la scena si ripete, delle luci ci raggiungono dalle spalle e ci congeliamo nuovamente. La pattuglia spara qualche colpo nella vegetazione ma si allontana poco dopo… Proviamo a continuare verso W come da pianificazione ma la vegetazione è troppo fitta e non ci permette di muoverci silenziosamente, proviamo diverse variazioni, rastrellando il bosco in tutte le direzioni alla ricerca di un passaggio decente ma niente da fare non si passa! Ci ritroviamo in una immensa distesa di rovi che non ci permette di andare da nessuna parte se non in una direzione: quella da cui siamo arrivati e dove presumibilmente decine di serbi ci aspettano con il selettore su ‘auto’.

I tentativi continuano, decidiamo di provare a risalire verso nord e intercettare il sentiero da cui siamo arrivati ma niente da fare, ancora troppi rovi! Qui il morale è sotto le scarpe, non riusciamo a trovare una soluzione e il tempo passa..le ore di luce sono sempre meno.

 

Domenica 25 ottobre 2009 “Esfiltrazione”

 

Dopo aver passato un tempo sembrato infinito a cercare una nuova via ci rendiamo conto che proseguendo in questo modo giungeremmo al villaggio oramai con la luce, firmando la nostra condanna a morte, inoltre il tempo disponibile per affrontare il lungo viaggio verso la nostra cache e quindi l’ esfiltrazione è sempre meno, decidiamo quindi di rischiare. Seguiamo a ritroso la nostra traccia con estrema attenzione fino a giungere nuovamente nei pressi della seconda postazione missilistica da noi incontrata. Ci avviciniamo guardinghi e notiamo che non c’è nessuno col fiato sospeso ci immettiamo sul sentiero e ci incamminiamo verso la salita. Abbiamo quindi abbandonato l’idea di introdurci nel laboratorio, ora la nostra priorità è soltanto una: giungere sani e salvi al punto di esfiltrazione in maniera da poter riportare le preziose informazioni acquisite relative alle forze in campo, altrimenti ogni nostro sforzo sarà stato vano! Risaliamo a ritroso il sentiero e alle coordinate 32T 0502708 4515606 decidiamo di fermarci per una pausa di mezzoretta, in attesa che aumenti la luce e che ci semplifichi il viaggio. Riposarci è difficile visto il freddo, appena la visibilità migliora ripartiamo seguendo la nostra traccia a ritroso su per il pendio SW di punta cisterna, ritroviamo facilmente la strada fatta e la navigazione è semplice, raggiunta la cima prendiamo il sentiero che all’andata ci era sfuggito e continuiamo verso E seguendo la strada. L’alba ci offre un paesaggio meraviglioso mentre la spessa coltre di nuvole che avvolge il villaggio ci nasconde dagli occhi indiscreti dei controinterditori.

 

Ripercorrendo a ritroso tutta la nostra strada verso le 10.30 siamo di nuovo alla cache senza troppi problemi, se non quelli dovuti alla fatica e alla mancanza di acqua che nell’ultima parte del viaggio abbiamo dovuto spartirci e razionare a causa del consumo sopra le aspettative. Ci rifocilliamo e mentre Agno e Six tornano al POA 2 a recuperare il monocolo che avevamo occultato il dani e Matrix riordinano le informazioni recuperate e sistemano il materiale per l’ esfiltrazione.Tornati Agno e Six rimettiamo gli zaini in spalla e scendiamo da punta sas conzas in direzione Sud verso il punto prestabilito per l’esfiltrazione.Verso le 11.45 siamo di nuovo alle macchine, distrutti fisicamente ma soddisfatti e entusiasti dell’avventura appena terminata!

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